Guida alla rivalutazione dei beni d’impresa 2021
Il Decreto Agosto ha stabilito alcune novità relative alla rivalutazione dei beni strumentali per le aziende. Ecco quali sono e tutte le caratteristiche di questa operazione.
Il Decreto Agosto ha introdotto numerose misure a favore delle imprese italiane, particolarmente colpite dalla crisi legata al Covid-19. In particolare, ha stabilito alcune novità legate alla rivalutazione dei beni strumentali aziendali, immobili e mobili.
Ma cosa è la rivalutazione? È un’azione che consente di aumentare il valore dei beni presenti nel patrimonio aziendale, dai fabbricati, ai terreni, fino alle attrezzature ma anche marchi e brevetti. Se un’impresa prende tale decisione deve seguire precise regole. Per esempio, occorre inserire la rivalutazione all’interno del bilancio di esercizio. Le società che hanno deciso di accedere alla rivalutazione dei beni d’impresa devono conoscere le novità del 2020 e tutte le regole da seguire.
Rivalutazione dei beni strumentali d’impresa: beneficiari
Innanzitutto, possono aderire alla rivalutazione diversi tipi di azienda, secondo quanto affermato nell’articolo 110 del D.L. n. 104/2021 (decreto Agosto). In particolare la misura è aperta a:
- società di capitali che non hanno adottato gli IAS/IFRS durante la redazione di bilancio
- imprese individuali
- enti non commerciali
- società di persone commerciali
- soggetti non residenti con un’organizzazione stabile in Italia.
Tali realtà, per accedere alla rivalutazione dei beni d’impresa sono tenute a versare l’imposta del 3% relativa alla differenza tra il vecchio costo e il nuovo valore del bene materiale o immateriale. La tassa dal 2020 è minore, proprio per agevolare le aziende che vogliono intraprendere tale percorso.
Tipologie di beni d’impresa che possono accedere alla rivalutazione
I soggetti beneficiari possono eseguire la rivalutazione dei seguenti beni materiali e immateriali presenti nel bilancio di esercizio al 31 dicembre 2019:
- Beni materiali e immateriali, come marchi, licenze, brevetti ad eccezione dei costi pluriennali. Sono esclusi gli immobili merce, la cui produzione o scambio è diretta all’attività d’impresa.
- Partecipazioni in società collegate e controllate, costituenti immobilizzazioni finanziarie.
L’organismo italiano di contabilità (OIC) nel documento interpretativo n. 7 “Legge 13 ottobre 2020, n. 126 – Aspetti contabili della rivalutazione dei beni d’impresa e delle partecipazioni” ha chiarito alcuni aspetti.
Possono essere oggetto di rivalutazione anche i beni immateriali tutelati giuridicamente nel momento della chiusura del bilancio, dove viene effettuata la rivalutazione anche se i costi sono stati attribuiti a conto economico.
Inoltre, l’OIC ha stabilito che il limite massimo per la vita dei marchi è di 20 anni, ma può essere prorogato di altri 20 anni. Per quanto riguarda le immobilizzazioni, quando esistono beni separabili occorre valutarli in quanto tali. Per esempio, un fabbricato può essere valutato distintamente dal terreno in cui è situato. Infine, possono essere rivalutate anche le joint venture.
Il Decreto Agosto ha introdotto una importante novità dal 2020: è possibile rivalutare anche un singolo bene, che può essere fatta anche a soli fini civilistici. Precedentemente, la rivalutazione doveva essere effettuata in base alla categoria di beni e occorreva effettuarla a fini civilistici e fiscali obbligatoriamente.
Per esempio, se l’azienda ha tre fabbricati appartenenti alla stessa categoria, non è più obbligata a rivalutarli tutti, ma può scegliere di cambiare il valore di un solo bene.
La loro rivalutazione deve essere eseguita all’interno del bilancio successivo al 31 dicembre 2019, quindi in quello realizzato entro il 31 dicembre 2020, che in tal caso viene chiamato anche bilancio di rivalutazione.
Dove viene inserita la rivalutazione
La rivalutazione dei beni d’impresa è inserita all’interno della nota integrativa e dell’inventario facendo riferimento ai documenti contabili e relativi all’amministrazione e proprietà dei beni.
Come accennato, può essere effettuata solamente con fini civilistici, quindi senza assolvimento di imposta sostitutiva oppure anche con valenza fiscale, tramite pagamento di una imposta sostitutiva, a fini IRES e IRAP del 3%. La misura, in tal caso, è valida per tutti i beni rivalutabili. Gli effetti fiscali si producono nel periodo di imposta del 2021.
Perché è conveniente effettuare la rivalutazione di beni strumentali d’impresa
Rivalutare i beni d’impresa ha numerosi vantaggi. Il primo è che l’imposta è stata abbattuta sensibilmente rispetto agli anni precedenti, anche per agevolare le aziende colpite dalla crisi sanitaria del Covid-19. Di conseguenza aumentano gli ammortamenti, che si traduce in una riduzione delle imposte da pagare in dichiarazione dei redditi. Inoltre, nel caso si volesse rivendere un bene, la sua plusvalenza è più bassa e la relativa tassazione più bassa rispetto a quella di una mancata rivalutazione.
L’argomento è complesso, in questo articolo abbiamo sintetizzato alcuni aspetti. Per valutare la convenienza per la singola impresa, la CESCO, attraverso i professionisti abilitati esperti nel settore che collaborano all’interno dello Studio, fornisce una consulenza specialistica su rivalutazione dei beni d’impresa.
Dott. Patrizio Fazzini
Dottore Commercialista
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